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Siamo partiti dai 1987, per tornare indietro ad un simbolo biancoverde come Walter Calderara. Oggi facciamo il percorso inverso: andiamo avanti di 10 anni presentando la classe del 1997. Perché? Perché i giovani sono la fonte primaria di un concorso come questo; vivono di social network e hanno una rete di contatti pressoché infinita: per cui mi aspetto (n.d.r. Saverio) almeno 10 voti portati da ognuno di voi oggi. L’obiettivo è arrivare in posizione “numero di Michael Jordan“, se no sono già d’accordo con Gianni che per le prossime tre settimane correte e basta.
Beh, questa è una signora squadra, che non ha raccolto ancora quello che in molti si attendono. Oggi è sotto le esperte mani del “Re dei fondamentali” Gianni Molina, dopo essere stata accompagnata sul pino dal due volte finalista Nicola Antonello. Squadra profonda con tanti giocatori intercambiabili: il folle genio di Teo Zocchi, la rapidità di Nick Bologna e la potenza fisica di Ale Brusa si spartiscono minuti in cabina di regia. Poi hanno una batteria di esterni che neanche le pentole si sognano: Fede Gianquinto, che forse avrà imparato a tirare stando diritto, Ale Parni, mortifero da 3 e nel trash talking, Pier Ricca & Richi Corsano, che sono solo in due ma difendono per SEI; spiegate a loro che si gioca solo in cinque.
Sotto le plance una delle coppie che tutti gli allenatori vorrebbero: Cipo, che supplisce alla fisicità con un’intelligenza tattica fuori dal comune e Lamarcus, colonna portante con domicilio nel pitturato dove tutto gli è permesso, compreso fare la Royal Rumble con gli avversari. A cui oggi si sono aggiunti anche Didonè e Mauri. Impossibile non ricordare, inoltre, che Manu Rossi spiccò il volo proprio da questa squadra quando ancora il suo processore cestistico era un già moderno Pentium IV; oggi nel super-gruppo di Schiavi la dotazione è salita a quella di Intel Core I5 (quella di I7 è ancora troppo, tutti hanno margini di miglioramento).

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