Era il 1991 quando un giovane allenatore di Arcisate, fondava la Valceresio. Da allora, di acqua sotto i ponti ne è passata tanta, eppure lui è rimasto sempre lì al suo posto. Anzi no non proprio, perché da allenatore minibasket è diventato General Manager, facendo dei nostri colori una vera e propria famiglia.
Dino, ma esattamente come è nata la Valceresio?
Direi soprattutto grazie alla collaborazione tra Giulio Cadeo, che allenava al Basket Mina di Induno, e il sottoscritto che invece era la figura di riferimento per gli allenatori ad Arcisate. Noi ci concentravamo principalmente sul minibasket, mentre i nostri “vicini di casa” dedicavano maggior tempo al Settore Giovanile e ai campionati senior. Mettendoci insieme abbiamo unito queste due realtà, dando vita a quella che è la Valceresio che conosciamo oggi.
Tra tutte le panchine disputate come allenatore, quale vittoria ti è rimasta particolarmente nel cuore e quale sconfitta, invece, ti è bruciata particolarmente?
Di vittorie belle e importanti ce ne sono state tante e per questo posso ritenermi fortunato. Se ne devo scegliere una in particolare, cito quella del gruppo 1986 contro la Benetton Treviso al Trofeo Garbosi del 1999. Vincemmo di un punto negli ultimi secondi e fu il coronamento di un percorso tecnico iniziato dalla stagione precedente, in cui tutti i ragazzi migliorarono notevolmente.
Sconfitta più brutta penso sia legata a un particolare episodio: giocammo una finale regionale col gruppo 2000 e, da vice allenatore, fui espulso. Questo episodio mi segnò particolarmente: da quel momento infatti non allenai più un gruppo, neanche da assistente.
Hai allenato numerosi gruppi, ma a quale sei rimasto più legato?
L’annata 1975: sono i stati i primi ragazzi che ho allenato quando avevo solo 23 anni, ad Arcisate. Ero davvero molto giovane e questa squadra è stata un po’ il mio “primo amore a livello cestistico.
Da quando sei dirigente, gli allenatori che hai scelto per allenare la Prima Squadra sono stati diversi. Con quale di questi hai avuto un rapporto significativo?
Rispondere a questa domanda non è facile, perché sono stati tutti adattissimi a ricoprire questo incarico. Diciamo che li ho sempre scelti in base al periodo “storico”. Ne cito alcuni per rendere l’idea: Gergati è stato con noi tanti anni, ha allenato gruppi forti che andavano principalmente gestiti e lui in questo era molto adatto; Paolo Nicora invece aveva, ed ha ancora, un’inclinazione più giovanilistica e infatti è stato bravo a riportarci in C2 con un gruppo più “verde”; con Bruno Bianchi invece abbiamo impostato da sempre l’idea di far giocare i ragazzi e i giovani: anche quando siamo andati ai Playoff in C Gold avevamo costruito una squadra seguendo queste idee, mentre ad oggi abbiamo allestito un Roster quasi esclusivamente di Under o di ragazzi universitari, perché vogliamo far diventare la Valceresio un modello, una realtà in cui tutti i giovani si sentano “a casa”.
Del tuo ruolo da General Manager, cosa ti piace fare di più e cosa invece non ami particolarmente?
Mi piace molto cercare di valorizzare al meglio le risorse a nostra disposizione: i ragazzi di tutte le nostre squadre e anche il nostro Staff di allenatori, dalla Prima Squadra al Minibasket, passando per il Settore Giovanile. Invece la cosa che è un po’ più complicata e mi richiede sempre molto tempo, è la ricerca delle risorse economiche per la nostra società, soprattutto in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo ora. Però non mi perdo mai d’animo, perchè la Valceresio viene prima di tutto e le persone che ci sostengono a livello finanziario la pensano come me e di questo ne sono contento.
Dino adesso una domanda piena di significato: ma la Valceresio cosa rappresenta nella tua vita?
Ci sarebbero tante cose da dire, ma riassumo tutto così: è come se fosse la mia prima famiglia. Molte volte ho detto ad amici e conoscenti che far divertire i bambini e i ragazzi sarà il mio impegno per la comunità per tutta la vita, piuttosto che fare il Sindaco o l’assessore. Diciamo che è il mio modo di fare volontariato, rendermi utile per le persone che vivono vicino a me.
Concludo chiedendoti se hai un sogno nel cassetto per la Valceresio, qualcosa di cui saresti orgoglioso.
Mi piacerebbe che la Valceresio, in futuro, non fosse conosciuta solo per il basket, ma diventasse un polo, un realtà in cui poter fare anche altre attività: la pallacanestro sarebbe la principale, ma daremmo la possibilità alle famiglie di fare sport con noi a 360 gradi. Tutto questo aiuterebbe anche i ragazzi, potrebbero crescere in un ambiente sano, con il rispetto delle regole e soprattutto diventerebbero persone vere, ancor più di quanto non lo siano già oggi.